Mostra
Monica Gorini
“Giverny: last paradise connected to painting”
A cura di Julio Hirsch-Hardy
Gala Awards Exhibition: 12th Pollux Awards and 12th JMCA Julia Margaret Cameron Award for Woman Photographers
Inaugurazione 8 maggio 2019, ore 19
8|05|2019 –25|05|2019 Galeria Valid Foto, Barcellona, Spagna
Mercoledi 8 maggio 2019 presso la Galeria Valid Foto a Barcellona, si inaugura la mostra collettiva in cui Monica Gorini presenta il Portfolio vincitore del 12th Pollux Award, progetto dedicato al tema del precario rapporto tra uomo e natura.
Già Lucrezio nel I secolo a.C. scriveva: “Nequaquam nobis divinitus esse paratam naturam rerum” (Non sarà pronta per noi la natura). Il pensiero del poeta latino sottolineava come il volere divino non avesse disposto la Natura per i comuni mortali. Eppure, da tempi antichissimi, l’idea di dominare il mondo naturale sembra essere stato un istinto della nostra specie. Senza mai possederla, l’essere umano è intervenuto sempre più violentemente su di essa e sui suoi ecosistemi, arrivando oggi prossimo ad un punto di non ritorno. Solo questa comprensione profonda permetterà la nascita di una vera coscienza ecologica anche tra le persone comuni , accompagnata da scelte quotidiane, e non lasciata solo alla consapevolezza di grandi menti illuminate .
La vita vissuta in armonia con il mondo e i processi naturali dona forza interiore, serenità, equilibrio e consapevolezza del nostro piccolo ruolo. Questo modo di vivere potrebbe avvicinare l’uomo contemporaneo a quell’unità tra la parte emotiva – creativa e quella razionale, come Beuys aveva auspicato, fondamento di una vita completa.
“Giverny: last paradise connected to painting” è il lavoro con cui Monica Gorini conferma il proposito di creare un’arte che abbia nel rapporto con la natura uno dei suoi punti focali.
Frutto di sperimentazione tecnica, la collezione si compone di diverse opere che hanno come tema lo stagno di Monet con le sue ninfee. Il pittore francese disse spesso che lo stagno rappresentava il suo più grande capolavoro in uno sforzo continuo, assoluto ed ossessivo di interpretazione e identificazione con il paesaggio.
Nelle opere in mostra , le immagini fotografiche mostrano il fragile e meraviglioso ecosistema, risultato di una continua e appassionata cura della natura.
I pensieri di Monet svelano la ricerca e il tormento interiore di uno dei più grandi geni dell’arte moderna.
I dipinti proiettano invece lo scenario in cui la natura è destinata a soccombere e morire se l’uomo non comprenderà le proprie responsabilità e non ridurrà il suo cieco egoismo.
Monica Gorini presenta un giardino che sta diventando uno stagno di morte, dove sono scomparse tutte le tonalità vitali dei verdi e degli azzurri, sostituite da cupe tonalità grigie e brumose.
Splendenti, effimere, irradianti colore e gioia … le ninfee del giardino di Giverny saranno solo un ricordo in un prossimo futuro? O saranno piuttosto cattedrali in un deserto di immondizia e degrado?
“Non dormo più per colpa loro – scrisse il pittore nel 1925 riferendosi alle ninfee del suo stagno – di notte sono continuamente ossessionato da ciò che sto cercando di realizzare. Mi alzo la mattina rotto di fatica […] dipingere è così difficile e torturante. L’autunno scorso ho bruciato sei tele insieme con le foglie morte del giardino. Ce n’è abbastanza per disperarsi. Ma non vorrei morire prima di aver detto tutto quel che avevo da dire; o almeno aver tentato. E i miei giorni sono contati».
Queste parole testimoniano l’amore e il rispetto verso la bellezza e la magia della natura che il genio francese cercava di riprodurre nella sua pittura.
Ristabilire questi legami con la natura che fanno sentire partecipi della vita dell’universo, dovrebbe essere la tensione di ogni essere umano: un viatico per scoprire la bellezza e la fragilità dell’esistenza.
Monica Gorini
Il mescolare diversi linguaggi e tecniche artistiche e la propensione alla sperimentazione sono pratiche alla base della ricerca dell’artista. Monica Gorini attinge all’esperienza, vissuta per molti anni, con persone non vedenti, che rimanda costantemente al multi-sensoriale. In ambito fotografico combina spesso riferimenti e materiali personali del proprio mondo poetico e onirico con teorie scientifiche e filosofiche, riunendoli in una unica forma di narrazione. Sensibile al mondo della natura e dei diritti, è alla ricerca di una estetica che stimoli riflessioni attuali ed intime.